EINSTEIN?
VA STUDIATO SULLA SPIAGGIA DI
CONDOFURI...
PAROLA DI SCIENZIATO!
Carlo Rovelli con il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" presso il Castello Ruffo, Amendolea, Condofuri (RC) |
Fate parte dell’affollato esercito di
quelli che non sono mai riusciti a capire la Relatività
Generale di Einstein: “la più bella delle teorie” del mondo, più emozionante e
intesa del requiem di Mozart, dell’Odissea e della Cappella Sistina? Colpa vostra: l’avete studiata non nel modo ma nel
posto sbagliato. Se siete calabresi, colpa vostra mille volte di più perché il
posto lo avevate sotto il naso. Capire la Relatitivà è straordinariamente
facile: basta fare il bagno e godersi il sole sulla spiaggia di Condofuri. Non
ci credete? Solo perché non conoscete Carlo Rovelli, che non è l’impiegato di
quel Comune, ma un fisico teorico dell’Institut Universitaire de France e
dell’Accadèmie Internazionale de Philosofie des Scientes e dirige l’equipe de
gravitè quantique del Centre de physique theorique dell’università di
Aix-Marseille. Insomma, un grande fisico e filosofo della scienza e scusate se
è poco. Lui la Relatività riuscì a espugnarla da giovane a Condofuri Marina,
come racconta in Sette brevi lezioni di fisica. Racconta Rovelli:
“Ricordo l’emozione quando cominciai a capirne qualcosa. Era estate. Ero su una
spiaggia della Calabria, a Condofuri, immerso nel sole della grecità
mediterranea, al tempo dell’ultimo anno di università. I periodi di vacanza
sono quelli in cui si studia meglio, perché non si è distratti dalla scuola
(per favore, non ditelo ai professori)”. E continua: “Ogni tanto alzavo gli
occhi dal libro per guardare lo scintillio del mare: mi sembrava di vedere
l’incurvarsi dello spazio e del tempo immaginati da Einstein”. Quindi la scoperta mozzafiato: “Era come una magia: come se un amico (il mare
della rovente spiaggia di Condofuri!), mi sussurrasse all'orecchio una
straordinaria verità nascosta, e d’un tratto scostasse il velo dalla realtà per
svelarne un ordine più semplice e profondo”. Insomma, vista da lì la relatività
la vedi e quasi la tocchi. Facile come bere un bicchiere d’acqua: parola di
scienziato. Il libro di Rovelli è una fonte continua di piccole e grandi
rivelazioni, un’emozione continua. Uno straordinario concentrato di sapere,
amalgamato con una lezione di filosofia e di vita; uno sprone a inseguire la
conoscenza, a dubitare di ogni verità, al rimettersi in gioco ogni giorno. Una
lettura avventurosa e creativa; giocando, spiega con rigore scientifico le
teorie fisiche più avanzate del mondo. Albert Einstein, Paul Dirac, Bohr e
Gauss ritornano umani; relatività generale, meccanica quantistica, particelle e
grani di spazio-tempo dentro la semplicità delle parabole; il confronto
continuo con le scienze umane, da Joyce a Spinoza, elencato come una delle
variabili della difficile equazione della vita. Il libro trasmette la voglia di
saperne di più, di non fermarsi mai, di accettare la sfida nella consapevolezza
che noi esseri umani, “un ghirigori qualsiasi nell’immensità del tempo e dello
spazio”, possiamo, e dobbiamo, cercare risposte. Ad ogni cosa, non soltanto
alle domande della scienza. Il genio è mosso dalla volontà di comprendere; il
resto è servizio al mondo dei consumi e dei luoghi comuni: questo libro li
ribalta tutti. La lezione è netta: la cultura è esclusivamente l’ammissione
della propria ignoranza. Più si sa, più si è (e si diventa) ignoranti. Paradigmatico
il racconto di Rovelli su Einstein giovanotto: “Da ragazzo, Albert Einstein ha
trascorso un anno a bighellonare oziosamente. Se non si perde tempo non si
arriva da nessuna parte, cosa che i genitori degli adolescenti dimenticano
spesso. Era a Pavia. Aveva raggiunto la famiglia dopo aver abbandonato gli
studi in Germania, dove non sopportava il rigore del Liceo (...) Albert leggeva
Kant e seguiva a tempo perso lezioni all'università di Pavia: per divertimento,
senza essere iscritto né fare esami.
È così che si diventa scienziati sul
serio.”
*Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di
fisica, Milano 2014, Piccola biblioteca Adelphi.