lunedì 13 giugno 2016

DOMENICA 19 GIUGNO 2016 ARCHEOTREKKING: Roghudi Vecchio (tra rovine e leggende…)

Roghudi Vecchio 


Faccio fatica a sovrapporre le immagini di rovina e di abbandono a quelle di bellezza struggente del paesaggio e della natura. C’è tutta una tradizione di sguardi, del resto, che lega indissolubilmente, in diversi contesti, la bellezza e la rovina, e la Calabria è stata definita come terra di bellezza e di rovine per eccellenza“.

Da: Il senso dei luoghi di Vito Teti 

PROGRAMMA 


  • Ore 09.00: Ritrovo sulla strada provinciale per Condofuri Superiore presso lo svincolo Amendolea (piazzale fontana prima dell’imbocco del ponte);
  • Ore 09.45: Arrivo previsto nel borgo (oramai abbandonato) di Roghudi vecchio e parcheggio autovetture; 
  • Ore 10.00: Inizio Archeotrekking. 

  • Meta dell’escursione: visita guidata nei ruderi dell’antico borgo e, a seguire, percorso panoramico fino alla (famosa) Rocca del Drago e le (ancor più famose) Caldaie del Latte.

NOTE 

DIFFICOLTÀ:   cat. E (turistica), prevede un tempo di percorrenza di circa tre ore.

Ore 12,30, consumazione pranzo a sacco presso un’area attrezzata nelle vicinanze del vecchio borgo.

Il rientro è previsto nel pomeriggio.

(*) PER L'ARCHEOTREKKING si consigliano:
1. Scarpe, abbigliamento e attrezzature da trekking;
2. cappello;
3. occhiali da sole; 
4. visto il periodo stagionale maglietta di ricambio; 
5. scorta di acqua potabile.



N.B. = Ogni componente della comitiva partecipa a titolo volontario e sotto la propria responsabilità, sollevando l’organizzazione da qualsiasi danno o incidente che si potrebbero verificare durante l’Archeotrekking; esonerando così l'organizzazione da ogni responsabilità civile o penale. 


Roghudi (Richùdi o Rigùdi in greco - calabro) = Luogo pieno di crepacci.

Roghùdi è adagiato su uno sperone roccioso lambito ad Ovest dalla fiumara Amendolea e a Est dal torrente Furria che incontrandosi a Sud del costone formano una penisola suggestiva e imponente. Le case sono costruite sull’orlo di altissimi precipizi che rendono precaria la posizione di tutto il centro abitato. Il territorio nel 1084 era di proprietà del feudo di Bova e verso la fine del XII secolo passava al feudo di Amendolea. Nel 1624 Francesco Ruffo, Duca di Bagnara, acquistava il comune di Roghùdi dal casato dei Mendoza, che lo avevano avuto in dono nel 1532, tenendolo sotto il suo dominio fino al 1806 quando fu proclamata l’eversione della feudalità.

L’alluvione del 1970 ha costretto gli abitanti di Roghùdi e della vicina frazione di Chorìo all’abbandono delle proprie abitazioni poiché persistevano un serio pericolo di frane, circostanza questa che indusse il sindaco Angelo Romeo a firmare l’ordinanza di sgombero del 16 febbraio 1971. Il 4 luglio del 1981 è stata posta la prima pietra e nel 1988 furono assegnate le prime case. Nel centro del paese di Roghùdi c’è la chiesa di San Nicola costruita dopo che il terremoto del 1908 aveva distrutto la vecchia chiesa che sorgeva molto vicino alla fiumara, oggi ristrutturata.




ROGHUDI: Il Paese Fantasma
Video di JONNY WILD 

APPROFONDIMENTI 

Nelle tradizioni popolari grecaniche molti racconti intrattenevano i bambini, racconti con figure mitologiche, quali: mostri, folletti, gnomi e fate, che si alternavano  a ballare sull'aia, in casa a rovistare tra le cose o per strada ad osservare gli abitanti e spaventarli se del caso con scherzi di poco gusto e dispetti. Queste figure mitologiche  invisibili apparivano soltanto in sporadiche occasioni. Secondo una leggenda a Roghudi esistevano le Naràde o Anaràde che erano delle donne dalle sembianze metà umane metà animali con zoccoli di asina o mula che vivevano nella contrada di Ghalipò, prospiciente Roghudi. Di giorno, rimanevano nascoste tra le rupi; di notte, cercavano di attirare, con ogni stratagemma con la trasformazione della voce, le donne del luogo con l'intento di ucciderle, al fine di sedurre gli uomini del paese. Per proteggersi dalle loro irruzioni, vennero costruiti tre cancelli, collocati in tre differenti entrate del paese: uno a “Plachi”, “uno a Pizzipiruni” e uno ad “Agriddhea”.

<< ... Questa figura fu importata nella Bovesia dalle popolazioni ellenoglotte provenienti dalle aree periferiche della Grecia, dove ha avuto una lunga tradizione che va dall'antichità fino all'epoca bizantina e post - bizantina...>> 

<< ... , figlie di Nereo e della Oceanina Doride. Erano considerate immortali e di natura benevola. Facevano parte del corteo del dio del mare Poseidone insieme ai Tritoni e venivano rappresentate come fanciulle con i capelli ornati di perle, a cavallo di delfini o cavalli marini...

Le Nereidi , le ninfe marine della mitologia greca


... Le Nereidi e le Naradà dei racconti che ritroviamo nella Calabria Greca sono gli stessi personaggi? 
Difficile dirlo! ... >> (1)

Nei racconti greco - calabri non si fa cenno mai a una sua particolare bellezza o immortalità, anzi sono donne con i piedi di asina; e in un racconto vengono scomunicate e maledette dal Papa e poi fatte precipitare dalle rupi; non vivevano in mare ma erano ninfe che abitavano le caverne e le fenditure delle rocche dove affioravano le acque sorgive. Un altro luogo di leggende non è molto distante dal borgo antico di Roghudi e si trova precisamente nella frazione di Ghorio di Roghudi, oggi in stato di abbandono. A Ghorio di Roghudi c'è una rocca dalla forma particolare chiamata Rocca tu Draku, quest'ultimo termine è d'origine ellenistica e significa occhio. Secondo la leggenda questo era il Drago di Roghudi che sul culmine del colle, nel territorio comunale,  custodiva un tesoro inestimabile, che sarebbe stato assegnato soltanto al valoroso coraggio di un combattente, capace di superare una prova. La prova da superare consisteva nel sacrificare tre esseri viventi maschi: un neonato, un capretto e un gatto nero. Nessun cavaliere, secondo tradizione, riuscì a sfidare il Drago compiendo il sacrificio, finché un giorno nacque un bambino malformato. Lo sfortunato infante fu affidato a due uomini affinché se ne sbarazzassero, questi pensarono subito alla vecchia leggenda e decisero di prepararsi per sfidare il Drago, così prepararono l'altare, per prima sacrificarono il capretto e il gatto nero e poi si organizzarono per procedere con il sacrificio del piccolo, ma qualcosa all'improvviso avvenne. Nell'istante in cui stavano per uccidere l'infante, una violenta ed improvvisa tempesta di vento scaraventò i due uomini contro le caldaie del Drago, uccidendo uno dei due. Da quel giorno, la leggenda narra, che nessuno mai più osò sfidare il Drago e che per l'uomo sopravvissuto momenti tristi si presentarono fino alla fine dei suoi giorni; tutti tormentati dal Diavolo. Le sette caldaie o caddareddhi che permettevano, sempre secondo leggenda, al Drago di nutrirsi sono identificabili in un'altra rocca dalla forma particolare di groppe, situata vicino a quella identificata come la testa del Drago.(2)  

Rocca Tu Draku e Caddareddhi 

(*) Le note con approfondimenti sono per coloro che intendono arricchire le proprie conoscenze sulla storia dei luoghi, dell’identità culturale di un popolo e di un determinato luogo della Calabria greca.

FONTI:
TETI V., Il senso dei luoghi. Memorie e storia dei paesi abbandonati, Donzelli editore, Roma 2004. 
JONNY WILD PAGINA FACEBOOK: https://www.facebook.com/JonnyWild62/videos/1699088523670683/
(1) PARCO CULTURALE DELLA CALABRIA GRECA, GARERI S. (a cura di), I Majìa. I Pentacunti Grecanici Fiabe dallo spopolamento. La danza della Naràda. To chòremma ti Naràda, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 2016. 
(2) TESTO A CURA DI VINCENZA TRIOLO 

PROGRAMMA ARCHEOTREKKING 2016 
http://gruppoarcheologicovalledellamendolea.blogspot.it/2016/06/programma-archeotrekking-2016.html

PAGINA FACEBOOK GRUPPO ARCHEOLOGICO VALLE DELL'AMENDOLEA DI CONDOFURI (RC):
https://www.facebook.com/GruppoArcheologicoValleDellAmendolea/