venerdì 17 giugno 2016

IL CODEX PURPURES ROSSANENSIS TORNA IN CALABRIA

CODEX PURPURES ROSSANENSIS
CODICE PURPUREO DI ROSSANO CALABRO


Epoca di realizzazione: Inizio o metà del VI secolo d.C.
Provenienza: Asia minore o Antiochia, oggi Turchia, anche se s è a stata avanzata un'altra ipotesi secondo la quale è stato composto a Cesarea di Palestina.  
Formato: 30,7 x 26,0 cm. 
Volume: si sono conservati 188 fogli. 
Lingua: Greco. 
Contenuto: I quattro Vangeli (solo il testo di Marco ci è pervenuto integralmente).
Decorazione: 15 pagine miniate. 
Proprietario e luogo di conservazione: Rossano Calabro, Museo dell'Arcivescovado.
Precedenti proprietari: Il committente è ignoto. Secondo alcuni studi, il manoscritto fu realizzato probabilmente in Siria o in Palestina e giunse in Italia fra il VII e il IX secolo. 


Il prezioso Evangelario torna a casa e dal 2 al 7 Luglio 2016 sarà di nuovo visibile presso il Museo dell'Arcivescovado di Rossano in super teca. Ritorna a casa dopo tre anni di indagini e di analisi nei laboratori romani dell'Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario, che hanno confermato l'inestimabile valore e l'origine orientale nel VI sec d. C. e che hanno accompagnato un delicatissimo restauro e messa in sicurezza con una nuova più bilanciata rilegatura. Il restauro è stato possibile grazie all'impegno della Soprintendenza e ad un finanziamento della Direzione Regionale della Calabria. 


Il restauro del 'Codex Purpureus Rossanensis'
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L'Evangelario di Rossano Calabro è il più suggestivo codice liturgico databile all'inizio o più probabilmente alla metà del VI secolo. Il manoscritto, conservatosi solo in parte, contiene i primi due Vangeli e presenta in versione integrale solo il Vangelo di Marco. Il “Codex Purpureus Rossanensis”, è fra i documenti librari più preziosi del patrimonio calabrese, fu rinvenuto nella sacrestia della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita di Rossano da Adolf von Harnack e pubblicato subito dopo nel 1880. Questo prezioso evangeliario presenta miniature, che ci sono pervenute, in minima parte dei decori originali. Le illustrazioni sono divise in due registri, che raccontano una sequenza narrativa statica. La sequenza narrativa si apre con la parabola del Buon Samaritano e si conclude con la liberazione di Barabba. Il manoscritto contiene l’intero Vangelo secondo Matteo e quasi tutto quello di Marco oltre una parte della lettera di Eusebio a Carpiano sulla concordanza dei Vangeli. Il nome “Purpureus” è dovuto alle pagine violacee colorate con la porpora ed è composto di 188 fogli degli originari 400. Il testo è in scrittura onciale greca, trascritta in due colonne su pergamena e  l’inchiostro è aureo per il titolo e per le tre righe iniziali di ciascun Vangelo mentre argenteo per tutto il resto. Grazie alle sue dimensioni, questo manoscritto evangelico costituisce il più ampio e prezioso tra i cinque codici greci miniati orientali esistenti nel mondo (il “Genesi Cotton” della British Library di Londra, la “Wiener Genesis” della Osterreichische Nationalbibliothek di Vienna, il “Codice Sinopense” della Bibliothèque National di Parigi, il “Codice «N»” di S. Pietroburgo). Infatti, il Codex Purpures Rossanensis rappresenta uno dei pochi manoscritti purpurei di epoca tardoantica o altomedioevale conservatisi fino ai nostri giorni; la sua realizzazione richiedeva un'organizzazione molto complessa. Per eseguire un capolavoro di questo tipo, erano necessarie notevoli risorse finanziarie, estrema perizia artistica e scrittoria e una committenza particolarmente munifica. Queste ultime considerazioni e l'analisi degli eleganti tratti dei personaggi che preannunciano la raffinata pittura bizantina, hanno portato gli studiosi a supporre che il Codice provenga dal grande centro di Costantinopoli.  


In particolare le miniature riprendono:
  • la risurrezione di Lazzaro (tav. 1); 
  • l’ingresso di Gesù a Gerusalemme (tav. 2); 
  • la cacciata dei venditori dal tempio (tav. 3); 
  • la parabola delle io vergini (tav. 4); 
  • l’ultima Cena e la lavanda dei piedi (tav. 5); 
  • la comunione col Pane (tav. 6); la comunione col Calice (tav. 7); 
  • Gesù nell’orto del Getsemani (tav. 8); la guarigione del cieco nato (tav. li);
  •  la parabola del Buon Samaritano (tav. 12); 
  • Gesù davanti a Pilato e pentimento di Giuda (tav. 13); 
  • il tribunale di Pilato ed il confronto Gesù- Barabba (tav. 14); 
  • l’Evangelista Marco (tav. 15). 
Fuori testo sono da considerare le Tavole 9 (Frontespizio delle tavole dei Canoni) e 10 (la lettera di Eusebio a Carpiano in cornice dorata e decorata con fiori ed uccelli).



Frontespizio: la pagina contiene una miniatura, in cui è raffigurata la fascia ornamentale circolare delineata, sia all'interno che all'esterno, da una cornice aurea che si interseca lungo le direttrici del diametro orizzontale e verticale, dando luogo a quattro tondi collocati nella suddetta fascia ornamentale. In ciascuno di questi è dipinta la mezza figura di un evangelista ritratto su un fondo azzurro. I ritratti dei quattro evangelisti non hanno caratterizzazioni individuali, per cui Matteo è identificabile grazie al nome inciso in alto, gli altri invece sono identificabili grazie alle iniziali: Marco a sinistra, Luca a destra e Giovanni in basso. Ognuno di essi si connota per la presenza dell’aureola, della copertina del libro dorato e per il singolare gesto di alzare la mano destra. Nello spazio che intercorre tra un tondo e l’altro si ravvisano dei dischi di colore nero, arancione, indaco e rosa. Al centro di questa illustrazione compare la scritta in greco: “Struttura del canone delle concordanze tra i Vangeli.



L'ingresso di Gesù a Gerusalemme: a destra sono abbozzati gli edifici della città con il popolo che si affaccia alle finestre incuriosito dall'arrivo del Messia; molte persone giovani ed anziani, che accorrono alla porta d'ingresso per andargli incontro, acclamandolo con ramoscelli di palma. In questa scena il miniatore raffigura anche coloro che stendono i loro mantelli sulla strada in segno di adorazione; e i giovani che salgono su un albero per una miglior vista e assistere meglio all'avvenimento. 


Oltre alla raffinata narrazione e tecnica coloristica, particolare rilievo spetta nel codice alla rappresentazione dell'immagine dell'Evangelista Marco, che rappresenta particolare importanza dal punto di vista storico. 




(Tav. 2) l’Evangelista Marcoil ritratto di Marco è l’unica figura di evangelista rimasta in un codice greco dei Vangeli, anteriore al X secolo, come fece notare il paleografo Guglielmo Cavallo (G. Cavallo, Codex Purpureus Rossanensis, Padova, 1992, p. 31). L’evangelista, seduto, si protende in avanti con lo sguardo fisso sulla mano destra che si posa su un largo rotolo aperto sulle ginocchia, che riporta il titolo del suo Vangelo: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio”. Davanti a lui una figura femminile avvolta in una veste azzurra, probabilmente Sophia (la Sapienza) sembra dettargli ciò che deve scrivere. 






Nella scena (Tav. 2), l'evangelista è rappresentato con il dignitoso contegno di un filosofo romano che, ispirato dalla musa della saggezza, tiene in mano il rotolo del testo sacro. La cornice, costituita da un'architettura richiama  i teatri romani; quindi una rappresentazione sacra con elementi rappresentativi legati ancora a una tradizione pagana e che prefigura già gli elementi architettonici dei baldacchini nei quali si inscrivono le grandiose immagini degli evangelisti dei manoscritti medievali. 

Il Codex di Rossano Calabro, secondo delle ipotesi aveva una destinazione liturgica, ma non vennero escluse altre destinazioni, grazie alla solennità delle scene e la preziosità del materiale scrittorio, che non era in genere di uso comune; e così, è stato ipotizzato che potrebbe trattarsi di un codice da parato, cioè destinato all'ostentazione in una casa di un rango sociale; o secondo il Prof. G. Cavallo dell'università la Sapienza di Roma, di un atto di pietà finalizzato alla salvazione dell'anima per conto di un aristocratico committente donatore: ipotesi che probabilmente invece di autoescludersi possono tracciare un percorso per il Codice che in un susseguirsi di avvenimenti da oggetto di ostentazione e gesto di pietà volto ad ottenere la salvazione dell'anima, è diventato anche oggetto di culto liturgico. 

Certo è che ci troviamo di fronte ad un documento di valore inestimabile, che conferma la storica funzione di ponte della Calabria tra Oriente ed Occidente in Epoca Bizantina e ora si attende il 2 luglio 2016 per ritornare ad ammirarlo nella sua sede storica a Rossano Calabro e conoscere in futuro informazioni inedite sugli studi e indagini effettuate in questo suo soggiorno a Roma, presso l' Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario.


ARTICOLO DI:
VINCENZA TRIOLO



(*) ALCUNI TESTI SUL CODEX PURPURES ROSSANENSIS 
        BIBLIOGRAFIA CONDIVISA: 
  • MALPICA C., La Toscana, l'Umbria e la Magna Grecia, Napoli 1846, pp. 313.
  • MUÑOZ A., Il Codice Purpureo di Rossano e il frammento Sinopense, con XVI tavole in cromofototipia, VII in fototipia e 10 illustrazioni nel testo, Roma, Danesi Editore, 1907.
  • Il Codice purpureo di Rossano. Testi informativi didascalie e commenti coordinati da mons. Ciro Santoro, Parallelo38, Chiaravalle Centrale (CZ), 1974
  • DE' MAFFEI F., Il codice purpureo di Rossano Calabro: la sua problematica e alcuni risultati di ricerca, in: Testimonianze cristiane antiche ed altomedievali nella Sibaritide. Atti del Convegno nazionale tenuto a Corigliano-Rossano l'11-12 marzo 1978, a cura di C. D'Angela. Istituto di Letteratura Cristiana Antica Universita di Bari, Bari, Adriatica Editrice, 1980 (Vetera Christianorum, Scavi e ricerche, 3), pagg. 122-264.
  • DE' Maffei F., Il codice purpureo di Rossano Calabro, in: Calabria bizantina, a cura di Valentino Pace, Roma, De Luca, 2003, pp. 161–182.

COMUNICATO STAMPA DEL SEGRETARIATO REGIONALE MiBACT 
PER LA CALABRIA:  

L’inaugurazione il prossimo 3 luglio del Museo Diocesano di Rossano Calabro da parte di S.E. Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo della Diocesi di Rossano Cariati, alla presenza del Sottosegretario MiBACT Dorina Bianchi, del Governatore della Regione Calabria, Mario Oliverio e del Segretario MIBAC Calabria, Salvatore Patamia rappresenta, nell’ambito di una politica culturale di promozione e valorizzazione del patrimonio artistico e storico delle diocesi calabresi, un traguardo di assoluta rilevanza il cui conseguimento è da ascriversi ad una lungimirante ed efficace sinergia tra gli Istituti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed il Turismo e la Regione Calabria cui si deve il finanziamento dell’intera e complessa ”operazione” (POR Calabria FESR 2007/13), che ha interessato tanto i lavori edili e di allestimento, intesi a riorganizzare degli spazi espositivi del Museo, secondo criteri museali scientifici e moderni, che sappiano sfruttare adeguatamente gli spazi strutturali e valorizzarne maggiormente i contenuti, quanto le attività di restauro e progettazione espositiva del manufatto più famoso, oseremmo dire, ma anche più pregevole del patrimonio artistico non solo della cittadina dell’alto Jonio cosentino ma dell’intera Regione, il Codex Purpureus Rossanensis, secondo la denominazione con la quale è universalmente conosciuto. Valorizzazione e saggia politica conservativa costituiscono dunque, in estrema sintesi, il binomio di un corretto approccio alla promozione dei nostri beni culturali e, nel caso di Rossano Calabro, hanno costituito le coordinate entro le quali dare attuazione alla complessa operazione culturale. Era il gennaio del 2011 quando, a fronte dei finanziamenti sopra specificati, la Diocesi di Rossano- Cariati e la l’ex Direzione Regionale del Ministero dei Beni e le Attività Culturali ed il Turismo, concertavano la realizzazione del nuovo Museo con la costituzione di un tavolo tecnico e la partecipazione dell’Istituto Centrale per la Conservazione Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario avente il delicatissimo incarico di provvedere all’intervento conservativo sul Codex, focus dell’ambizioso progetto. L’Istituto ha fornito, altresì, a completamento dell’operazione conservativa, le linee guida grazie alle quali gli architetti progettisti incaricati di dare nuova veste al museo, hanno potuto assicurare, già nell’ambito della rinnovata struttura architettonica museale, le condizioni ambientali utili al rispetto di parametri funzionali ad una corretta conservazione del pregevolissimo evangelario; per quest’ultimo è stata, inoltre, predisposta una teca “precondizionata” onde permettere di calibrare nella maniera più opportuna il microclima interno e la qualità dell’aria, nel contempo assicurando le operazioni di manutenzione ed osservazione diretta dell’opera. L’acquisizione digitale multibanda con restituzione in formato tif e jpg di ben 376 immagini/modelli in 3D delle preziose pergamene costituenti il Codex consentirà di sfogliare virtualmente il pregevolissimo manufatto utilizzando una postazione touch-screen. Com’è evidente, dunque, all’attività di tutela, e questa è la grande novità del progetto realizzato a Rossano Calabro, si affianca un’idea nuova in tema di fruizione dei beni culturali ed infatti il visitatore troverà installati, all’interno di alcune sale del rinnovato museo, tre video che lo guideranno in maniera suggestiva attraverso la millenaria storia della Diocesi e, grazie alla predisposizione di percorsi tematici, all’approfondimento di alcuni aspetti della vita religiosa di quell' antichissima comunità cristiana cui l’evangelario pervenne, probabilmente dalla lontana Siria già tra la fine del VI secolo e l’inizio del successivo, e che ancora oggi gelosamente lo custodisce. Un’ultima importante considerazione è relativa all’inserimento nell’ottobre dello scorso anno del Codex quale patrimonio dell’umanità ed immesso dall’Unesco nella “New incription on the International Memory of the World Registrer”.