sabato 21 settembre 2013

SABATO 21 SETTEMBRE 2013 AD AMENDOLEA DI CONDOFURI: SONU a BALLU _ INCONTRO CON LA MUSICA DI TRADIZIONE ORALE DEL TERRITORIO


La Pro Loco ed il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea"  di Condofuri sono lieti d'invitarvi all'evento:

SONU a BALLU  

PROGRAMMA  

- A partire dalle ore 14,30 la visita guidata: Ripercorrendo i sentieri del suono, “…con la zampogna a tracolla” – Amendolea – Focolio – Castello Ruffo.  
(a cura del Gruppo Archeologico "Valle dell’Amendolea" di Condofuri)


Lunghezza: Km. 8
Durata: 4 ore (circa)
Livello di difficoltà:  Medio – Basso
Attrezzatura richiesta: Scarpe da trekking, zainetto, scorta di acqua potabile 
Ritrovo: Amendolea (presso Azienda Agrituristica “Il Bergamotto”) ore 14.30; per informazioni più dettagliate chiamare al seguente numero: 338.7628710. 

- Alle ore 20,30 nella Piazza di Amendolea: Incontro con la musica di tradizione orale del territorio. 
Introduce la serata:  Valentino Santagati


(Con la partecipazione di una ampia e titolata rappresentanza di suonatori dell’Area Grecanica)

domenica 21 aprile 2013

DOMENICA 21 APRILE 2013 ARCHEOTREKKING: Visita guidata tra natura e storia ... Brancaleone Vetus - Staiti


Brancaleone Vetus - Staiti 


PROGRAMMA 

Ore 10.00  Stazione Ferroviaria di Brancaleone: raduno.
Ore 10. 15 verso località Brancaleone Vetus del comune di Brancaleone: sosta automobili. 
Ore 10.30: inizio archeotrekking. 

PERCORSO: 

Dopo aver visitato in lungo e in largo l'antico borgo di Brancaleone Vetus  con le auto ci si sposterà a Staiti dove, dopo aver visitato il borgo, ci aspetta la degustazione di prodotti tipici locali con un contributo offerta di 5,00 €. La sosta a Staiti nel pomeriggio sarà accompagnata da musica etnica eseguita da suonatori locali.  

DIFFICOLTÀcat. E (turistica). 

(*) Si consigliano:
1. Scarpe e abbigliamento da trekking;
2. Cappello 
3. Scorta di acqua potabile

NOTE: 

Brancaleone Vetus, oggi disabitata ed abbandonata, è situata su di un promontorio di arenaria è un esempio di architettura classica basiliana, architettura costretta da esigenze difensive ad avere una visuale completa della vallata sottostante. Anche se la costruzione risale ad anni precedenti, il completamento dell'insediamento risale circa all'anno 1000 d.c. Il castello ospitò per molti anni i Ruffo (1364-1515); fu dominio degli Ayerbo D’Aragona, conti di Brancaleone tra il 1515 e il 1565; nel 1571 di proprietà degli Spatafora, mentre nel 1674 il feudo passò per successione ai Carafa che rimasero padroni assoluti fino al 1806, Vincenzo Carafa VII, marchese di Brancaleone, sarà l’ultimo feudatario. Sull’origine del nome, i documenti confermano che anticamente Brancaleone si chiamava Sperlinga o Sperlonga (dal latino Spelonca e dal greco Spelux con il significato di caverna o spelonca), oggi a testimonianza rimangono la via Sperlongara e una torre di avvistamento cono nome omonimo e le grotte di Sperlonga, di Epoca Bizantina, all’interno delle quali i monaci scelsero di condurre la loro vita eremitica. Il vecchio borgo di Brancaleone Vetus è stato abbandonato definitivamente dai suoi abitanti agli inizi degli anni cinquanta/sessanta del Novecento, dopo l’ultima alluvione, che distrusse gran parte delle strutture. Cesare Pavese, scrittore e poeta piemontese, durante il suo confino politico nella Marina di Brancaleone (anni 1935/1936), conosceva bene Brancaleone Vetus, qui vi trascorreva piacevoli ore in compagnia di amici. 

Staiti (Stàti in greco-calabro) è un comune italiano di 260 abitanti. Arroccato sul fianco della Rocca Giambatore a 500 m s.l.m. e con vista sull'ampia valle della fiumara di Bruzzano, sorge Staiti, paesino del basso Jonio della Regione Calabria, all'estremo confine a sud del Parco nazionale dell'Aspromonte. Di origini incerte, si suppone essere nato intorno al 1500 come luogo d'avvistamento facente parte del feudo di Brancaleone allora retto da Geronimo Ruffo. Assunse l'odierna denominazione allorché fu acquistato dalla famiglia Staiti (nome tutt'oggi molto diffuso specialmente nel Messinese) che lo fortificò e lo cedette poi ai principi Carafa di Roccella Jonica che lo tennero presumibilmente fino al 1806 (epoca dell'eversione della feudalità). L'abitato, come consuetudine dei paesi arroccati, segue l'ardua orografia del territorio e si incastona perfettamente su questa roccia che dà una sensazione di precarietà e sicurezza al tempo stesso. Tutto l'interesse ruota attorno alla Chiesa di Santa Maria della Vittoria, la Piazza antistante il grande edificio religioso è il punto di incontro dei cittadini, gente umile che a fatica e combattendo l'arduo territorio è riuscita a tirare avanti lavorando con dedizione e cogliendo i frutti che la terra offriva loro. Oggi la comunità è molto piccola, la meno numerosa dell'Area Grecanica, ma un tempo Staiti era fiorente, con una popolazione che si attestava intorno alle 1500 unità ed aveva una florida economia anche in epoche di crisi. Dal punto di vista delle tradizioni Staiti è rinomato per i suoi “maccarruni e carni i crapa”, prodotto tipico locale che viene promosso nell'ormai consueta sagra della seconda domenica di agosto; la festa di Sant'Anna costituisce invece il momento culminante della vita religiosa e civile della comunità staitese. Tornano gli emigrati da ogni parte d'Italia e d'Europa e i devoti dei paesi vicini: Staiti diventa un paese vivace e palpitante. I giorni della Novena, dal 16 al 24 luglio, sono scanditi dal suono dei tamburi che, richiamando i fedeli li accompagnano alla Chiesa della Santa. E, a proposito di tamburi, questo centro pre-aspromontano del versante Jonico meridionale si è sempre distinto per l'impegno profuso a mantenere viva sino a tutt'oggi la cultura musicale bandistica, portata avanti da tanti giovani volenterosi, succedutosi da una generazione all'altra, per quasi un secolo.