lunedì 23 maggio 2016

2° GIORNATA STATI GENERALI DELLA CULTURA 29 MAGGIO 2016: “IL PANE PRINCIPIO DI IDENTITÀ’ SIMBOLO DI CONTINUITÀ’ Racconto di civiltà tra archeologia, tradizione e gusto”



“IL PANE PRINCIPIO DI IDENTITA’  SIMBOLO DI CONTINUITA’
Racconto di civiltà tra archeologia, tradizione e gusto”

PROGRAMMA 

Ore 15.00 ARCHEOTREKKING con visita del Castello Ruffo di Amendolea

Ore 16:00 IL PANE PRINCIPIO DI IDENTITA’, SIMBOLO DI CONTINUITA’. Racconto di civiltà tra archeologia, tradizione e gusto.

SALUTI ISTITUZIONALI

FRANCESCO MANGLAVITI, Direttore del Gruppo Archeologico Valle dell’Amendolea

DOMENICO RE, Direttore Regionale della Calabria dei Gruppi Archeologici d’Italia

SALVATORE MAFRICI, Sindaco di Condofuri

ROSSELLA AGOSTINO, Direttore del Museo e Parco Archeologico Locri e Kaulon - Polo Museale della Calabria

GIUSEPPE BOMBINO, Presidente Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte

Pierpaolo Zavettieri, Consigliere Provinciale

APERTURA LAVORI
Gianfranco Marino, Giornalista

PRESENTAZIONE DELLA SEZIONE POSTER
LILLO MINNITI, DR.SSA VINCENZA TRIOLO
Volontariato Consapevole. Strumenti per la Tutela e la Valorizzazione del Territorio

DR.SSA DANIELA COSTANZO
“Nutrire gli uomini, onorare gli dei. Pane e cereali nel mondo greco e magnogreco fra testi e immagini”

DR.SSA ROSSELLA AGOSTINO, DR.SSA FRANCESCA PIZZI
“La panspermia, l’artos, il puls. Excursus archeologico apo spermata ad panem”

PROF. DOMENICO MINUTO
“Il pane nella liturgia bizantina”

Ore 17.00—Pausa
“Dal chicco al pane”: Mostra di pane e panificazione
visita guidata alla piccola mostra dei pani della tradizione locale e degli strumenti della panificazione con degustazione finale di pane e focacce

Ore 17.40
DOTT. VINCENZO DE ANGELIS

“Carenza e importanza dei cereali. Le malattie nel mondo antico”

NINO MANTI, ENZIO PRATICO'
“Fatti di pane: miti e leggende dal territorio”

VALENTINO SANTAGATI
“Vinni Giugnu e m’allegra lu cori. Canti e riti della mietitura in Calabria ai tempi della falce”

GIANNI FAVASULI, MIMMO NUCERA
“Cunti e Canti da Gallicianò”

DR.SSA MARIA MADDALENA SICA, Note conclusive

Visita guidata alla chiesetta del borgo dell’Amendolea
Mostra: Il pane per immagini

Ore 20.00 I mercatini equosolidali di Equosud
apertura a cura di DOMENICO TRAMONTANA

Proiezione del video “La trebbiatura” a cura di NINO GUARNACCIA

martedì 17 maggio 2016

2° EDIZIONE STATI GENERALI DELLA CULTURA DOMENICA 22 E 29 MAGGIO 2016 CON GRUPPO ARCHEOLOGICO "VALLE DELL'AMENDOLEA"










Nell'ambito del programma "Stati Generali della Cultura" promosso dalla Provincia di Reggio Calabria, il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" ha voluto dare il proprio contributo alla diffusione e valorizzazione del Patrimonio Culturale del territorio comunale di Condofuri ed in particolare del Borgo Medievale di Amendolea con esposizione di prodotti tipici ed artigianali della tradizione agro - pastorale del territorio.
Comunicato stampa della Provincia di Reggio Calabria

Programma Generale pubblicato dalla Provincia di Reggio Calabria, evento inserito a pag. 24.

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L’EVENTO STATI GENERALI DELLA CULTURA ORGANIZZATO PER DOMENICA 22 MAGGIO 2016 
SI ARRICCHISCE E SI SVOLGERÀ 
IN DUE GIORNATE DI DUE WEEKEND 
COME DA PROGRAMMA GENERALE SOTTO

PROGRAMMA GENERALE

PROGRAMMA GENERALE 


1° GIORNATA STATI GENERALI DELLA CULTURA AD AMENDOLEA 
22 MAGGIO 2016: 

Ore 10.00: Raduno Ex Scuola Elementare, Amendolea di Condofuri (RC).
Ore 10.15: VISITA GUIDATA BORGO  ANTICO  E CASTELLO RUFFO DI AMENDOLEA, 
per conoscere la stratificazione storico - archeologica dell'età di mezzo.  

LOCANDINA 22 MAGGIO 2016

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2° GIORNATA STATI GENERALI DELLA CULTURA 29 MAGGIO 2016 
GIORNATA CULTURALE A 360 ° :

“IL PANE PRINCIPIO DI IDENTITA’  SIMBOLO DI CONTINUITA’
Racconto di civiltà tra archeologia, tradizione e gusto”
Programma 

Ore 15.00 ARCHEOTREKKING con visita del Castello Ruffo di Amendolea

Ore 16:00 IL PANE PRINCIPIO DI IDENTITA’, SIMBOLO DI CONTINUITA’. Racconto di civiltà tra archeologia, tradizione e gusto.

SALUTI ISTITUZIONALI

FRANCESCO MANGLAVITI, Direttore del Gruppo Archeologico Valle dell’Amendolea

DOMENICO RE, Direttore Regionale della Calabria dei Gruppi Archeologici d’Italia

SALVATORE MAFRICI, Sindaco di Condofuri

ROSSELLA AGOSTINO, Direttore del Museo e Parco Archeologico Locri e Kaulon - Polo Museale della Calabria

GIUSEPPE BOMBINO, Presidente Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte

Pierpaolo Zavettieri, Consigliere Provinciale

APERTURA LAVORI
Gianfranco Marino, Giornalista

PRESENTAZIONE DELLA SEZIONE POSTER
LILLO MINNITI, DR.SSA VINCENZA TRIOLO
Volontariato Consapevole. Strumenti per la Tutela e la Valorizzazione del Territorio

DR.SSA DANIELA COSTANZO
“Nutrire gli uomini, onorare gli dei. Pane e cereali nel mondo greco e magnogreco fra testi e immagini”

DR.SSA ROSSELLA AGOSTINO, DR.SSA FRANCESCA PIZZI
“La panspermia, l’artos, il puls. Excursus archeologico apo spermata ad panem”

PROF. DOMENICO MINUTO
“Il pane nella liturgia bizantina”

Ore 17.00—Pausa
“Dal chicco al pane”: Mostra di pane e panificazione
visita guidata alla piccola mostra dei pani della tradizione locale e degli strumenti della panificazione con degustazione finale di pane e focacce

Ore 17.40
DOTT. VINCENZO DE ANGELIS

“Carenza e importanza dei cereali. Le malattie nel mondo antico”

NINO MANTI, ENZIO PRATICO'
“Fatti di pane: miti e leggende dal territorio”

VALENTINO SANTAGATI
“Vinni Giugnu e m’allegra lu cori. Canti e riti della mietitura in Calabria ai tempi della falce”

GIANNI FAVASULI, MIMMO NUCERA
“Cunti e Canti da Gallicianò”

DR.SSA MARIA MADDALENA SICA, Note conclusive

Visita guidata alla chiesetta del borgo dell’Amendolea
Mostra: Il pane per immagini

Ore 20.00 I mercatini equosolidali di Equosud
apertura a cura di DOMENICO TRAMONTANA

Proiezione del video “La trebbiatura” a cura di NINO GUARNACCIA





giovedì 12 maggio 2016

DOMENICA 15 MAGGIO 2016: 1^ PIAZZA Dell'Economia SOLIDALE A CONDOFURI MARINA PIAZZALE SCUOLE ELEMENTARI






PERCHE' LA PIAZZA SOLIDALE E COSA SI PROPONE: 

Il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" aderisce alla 1^ PIAZZA Dell'Economia SOLIDALE che si svolgerà Domenica 15 Maggio 2015 presso il Piazzale Scuole Elementari a Condofuri Marina (RC). Per questa prima edizione tocca al Gruppo Archeologico " Valle Dell'Amendolea" di Condofuri, ospistare le altre realtà della Rete Calabrese, insieme a tutti i Gruppi, Associazioni e Coordinamenti che aderiscono all'iniziativa. 

Dalle ore 10:00 del mattino saranno allestite esposizioni di prodotti tipici locali, 
mostre artigianali e audiovisive. 

Durante la giornata si svolgeranno incontri tematici sulle Reti Territoriali e sui Gas (Gruppi di Acquisto Solidale), sui prodotti dell'artigianato e dell'agricoltura locali e sulle nuove opportunità del turismo sostenibile calabrese, la presentazione di un Progetto sul Tessile, nato dal felice incontro tra Equosud e Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" . 


La Piazza Solidale nasce come idea condivisa tra gruppi calabresi che sperimentano nuove forme di aggregazione sociale. La Piazza è sin dall'antichità il luogo dell’incontro e del confronto. La Solidarietà è fertile humus  sul quale vogliamo seminare percorsi di consumo critico, lavoro sostenibile e lotta alla repressione in tutte le forme. 

Il senso della Piazza Solidale è quello di restituire alle persone gli spazi (materiali e immateriali) che stiamo perdendo in un mondo in cui la tecnologia sfruttata male e l’individualismo hanno dissolto i rapporti umani reali delegandoli ai social-media. 


VI ASPETTIAMO NUMEROSI 



MANIFESTO 1^ PIAZZA Dell'Economia SOLIDALE
Domenica 15 MAGGIO 2015
CONDOFURI MARINA (RC): PIAZZALE SCUOLE ELEMENTARI



PROGRAMMA 1^ PIAZZA Dell'Economia SOLIDALE
Domenica 15 MAGGIO 2015
CONDOFURI MARINA (RC): PIAZZALE SCUOLE ELEMENTARI

lunedì 9 maggio 2016

DOMENICA 8 MAGGIO 2016 LA PRIMA PIAZZA SOLIDALE A SCILLA (RC)

fig. 1 _ Prima Piazza Solidale a Scilla (RC)
EQUOSUD E GRUPPO ARCHEOLOGICO "VALLE DELL'AMENDOLEA"

Si è svolta ieri 8 maggio 2016 la Prima Piazza Solidale a Scilla (RC), organizzata da EQUOSUD e GRUPPO ARCHEOLOGICO "VALLE DELL'AMENDOLEA". Una delle tante tappe del 2016 della Piazza Solidale, che  nasce come idea condivisa tra gruppi calabresi che sperimentano nuove forme di aggregazione sociale. La Piazza è sin dall'antichità il luogo dell’incontro e del confronto tra pari. La Solidarietà è il leitmotiv che il Coordinamento si propone per operare lungo percorsi di consumo critico, lavoro sostenibile e lotta alla repressione in tutte le sue forme. Il senso della Piazza solidale è quello di restituire alle persone gli spazi (materiali e immateriali) che stiamo perdendo in un mondo in cui la tecnologia sfruttata male e l’individualismo hanno dissolto i rapporti umani reali delegandoli ai social-media. Il rapporto di collaborazione che animava i paesi e i quartieri è ormai un ricordo che sta diventando evanescente: insistiamo nella volontà di fare incontrare le persone in spazi liberi e comuni, per ricordare loro ancora una volta che la società è fatta di volti, di mani, di sorrisi e di storie da raccontarePer questa  edizione di domenica 8 maggio 2016 è toccato a Scilla ospitare le realtà della Rete Calabrese, insieme a tutti quelli che hanno aderito all'iniziativa. Dalle ore 10:00 del mattino sono state allestite esposizioni di prodotti tipici locali e mostre artigianali. Durante la giornata, tra i presenti, si  è svolto un confronto tematico sulle Reti Territoriali e sui GAS (Gruppi di Acquisto Solidali), sui prodotti dell’artigianato e dell’agricoltura locali e sulle nuove opportunità del turismo sostenibile calabrese


figg. 2 - 6 _ Prima Piazza Solidale a Scilla (RC)
Eposizione di prodotti tipici ed artigianali

La giornata della Prima Piazza Solidale si è conclusa intensamente poiché è stata una grande occasione per condividere esperienze collettive e valorizzare i prodotti e i produttori del territorio sia reggino sia dell'Area Grecanica  ma anche vivere il racconto di belle storie con anziani del posto. 

figg. 7 - 8_  Incontro con un'anziana di Scilla per ascoltare belle storie
fig. 9 _ Foto ricordo Prima Piazza Solidale a Scilla (RC) 


"SUI SENTIERI DELLE CHIESETTE BIZANTINE IN UNA CITTÀ DI MINATORI A MOTTA SAN GIOVANNI"


fig. 1 _  Sui sentieri delle Chiesette Bizantine a Santo Niceto

È terminata con grande successo la giornata ARCHEOTREKKING di Sabato 7 maggio 2016. La giornata è stata organizzata dal Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea", che per l'occasione e la buona riuscita dell’evento ha coinvolto gli amici di Equosud e l’Associazione dei Minatori del Comune di Motta San Giovanni. Nella condivisione c’è stata l’opportunità di un viaggio per conoscere e riscoprire i Beni Culturali in una città di minatori, quella di Motta San Giovanni in provincia di Reggio Calabria. Il percorso è iniziato incamminandosi verso il sito di Santo Niceto, dove i Bizantini costruirono un insediamento a dominio dello Stretto di Messina, partendo da Contrada Russa.  

fig. 2 _ Il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" ed Equosud in cammino

Durante il percorso c’è stato l’incontro con mottesi attenti a lavorare a mano la propria vigna, molto ospitali hanno scambiato volentieri con i visitatori qualche chiacchiera parlando della viticoltura nel territorio di Motta San Giovanni e delle antiche vigne presenti nel territorio circostante Santo Niceto. 

fig. 3 _ Il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" ed equosud
con agricoltori di Motta San Giovanni (RC) sulla strada verso Santo Niceto


Proseguendo il percorso una visione ancestrale per tutti, la Fortificazione di Santo Niceto è comparsa al gruppo di visitatori come un maniero sullo Stretto di Messina. Tutti estasiati per il bel vedere si sono fermati ad ammirare e fotografare.

fig. 4 _  Sulla strada verso le Chiesette Bizantine
e la Fortificazione di Santo Niceto

Giunti ai piedi della Fortificazione e in prossimità delle Chiesette Bizantine, Francesco MANGLAVITI, direttore del Gruppo Archeologico “Valle dell’Amendolea” di Condofuri, e la socia Dr.ssa Vincenza TRIOLO, Conservatore dei Beni Arch. Amb. e Architetto, attraverso un excursus storico – culturale, hanno comunicato informazioni sui Beni Culturali visitati; grande attenzione prestata all'importanza di tali Beni nel territorio e allo stato di conservazione degli stessi.


fig. 5 _  Il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" ed Equosud
a Santo Niceto

Particolare interesse ha suscitato la chiesa bizantina di S. Maria Annunziata di Santo Niceto, dove ancora oggi si conservano tracce di affreschi. La chiesa datata tardo sec. XI – XIV secolo, dagli studiosi: Marina Falla CASTELFRANCHI per la decorazione pittorica e Prof. Domenico MINUTO per la tipologia e la tecnica costruttiva, è a navata unica con abside emergente posta ai piedi della fortificazione e di cui oggi rimangono i ruderi dei muri perimetrali. La chiesa è stata danneggiata dall'alluvione del 1951. Alla fine dell’Ottocento l’edificio era ancora in piedi e fu studiato e descritto da Antonio DE LORENZO, l’autore del testo: “Le Quattro Motte estinte presso Reggio di Calabria. Descrizione, memorie e documenti”. Anche questa chiesa, come tutte le altre nell'area circostante, è stata in passato adibita a palmento e questo ne garantì la conservazione. L’abside aveva nella ghiera un profilo leggermente ogivato ed era affiancata dalle due nichiette per la prothesis e il diaconicòn; che oggi si presenta capovolta e giacente sul suolo spezzata in due tronconi; il Prof. D. MINUTO qui individuò i resti di una Deisis, oggi quasi del tutto cancellata. In uno dei due settori del catino si scorgono i resti di un affresco che ritraeva al centro l’immagine del Cristo, affiancata a destra dalla figura della Vergine e di San Giovanni Battista. Oggi parte dell’affresco è andato perduto e il volto del Cristo visibile negli ultimi decenni del Novecento è quasi cancellato, grazie agli effetti dannosi causati dall'esposizione agli agenti atmosferici nel tempo, ad atti vandalici e alla mancata messa in sicurezza dello stesso. 

fig. 5 _ Affreschi Chiesa Bizantina
di S. Maria Annunziata a Santo Niceto

Prima di lasciare Santo Niceto per andare a pranzare si è visitata l'intera fortificazione; grande attenzione per la bellezza di questo Bene Architettonico, per gli importanti restauri eseguiti in passato sotto la direzione dell'Arch. Prof. F. MARTORANO, che numerosi studi ha eseguito e pubblicato sulla stessa.

fig. 6 _ Visita presso la fortificazione di Santo Niceto. 


Nel pomeriggio di questa giornata l'Archeotrekking si sposta al centro storico di Motta San Giovanni, e precisamente al Parco delle Rimembranze per un'altra tappa molto importante nella città dei Minatori curata dall'Associazione Minatori del Comune di Motta San Giovanni. Il Parco delle Rimembranze è il luogo commemorativo dedicato ai minatori di questa terra, alla loro vita e alle loro sofferenze causate dalla malattia provocata dal lungo lavoro in miniera e in galleria. L'Associazione Minatori del Comune di Motta San Giovanni da molti anni si occupa di promuovere e valorizzare parte dei luoghi e della storia della popolazione, affinché grazie alla conoscenza non si dimentichi. Durante quest’ultima tappa con visita guidata, l’Arch. N. MALLAMACI ha raccontato, insieme agli altri membri, la storia dei minatori, la segretaria dell’associazione M. CALABRÒ esposto i punti più importanti dello statuto e il Prof. A. Franco recitato due poesie dedicate ai minatori stessi. Al termine della preziosa esperienza di conoscenza, a tutti i visitatori è stato donato dal Presidente Onorario S. CALABRÒ un volume da lui stesso scritto e pubblicato, dal titolo: “Pensieri, sentimenti e riflessioni su i Minatori di Motta San Giovanni”. Il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" ed Equosud ringraziano in particolar modo gli amici dell'Associazione Minatori del Comune di Motta San Giovanni per il bellissimo excursus storico e per l'accoglienza ricevuta al Parco delle Rimembranze di Motta san Giovanni.

fig. 7 _ Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" con Equosud
guidati al Parco delle Rimembranze a Motta San Giovanni (RC)
dall'Associazione Minatori  del Comune di Motta San Giovanni
fig. 8 _ Parco delle Rimembranze _ Motta San Giovanni (RC)
con l'Associazione Minatori del Comune di Motta San Giovanni
momenti di storia raccontati dall'Arch. N. MALLAMACI
 
fig. 9 _ Parco delle Rimembranze _ Motta San Giovanni (RC)
con l'Associazione Minatori del Comune di Motta San Giovanni

conoscenza dello statuto letto dalla segretaria M. CALABRÒ 
fig. 10 _ Parco delle Rimembranze _ Motta San Giovanni (RC)
con l'Associazione Minatori del Comune di Motta San Giovanni
lettura delle poesie sul minatore  a cura del Prof. A. FRANCO



VIDEO - Parco delle Rimembranze _ Motta San Giovanni (RC)
con l'Associazione Minatori del Comune di Motta San Giovanni
lettura delle poesie sul minatore  a cura del Prof. A. FRANCO
fig. 11 _ Parco delle Rimembranze _ Motta San Giovanni (RC)
con l'Associazione Minatori del comune di Motta San Giovanni
visita alla Galleria con esposizione fotografie storiche 

                               
fig. 12 _ Parco delle Rimembranze _ Motta San Giovanni (RC) 
con l'Associazione Minatori del Comune di Motta San Giovanni
in dono la pubblicazione del Presidente Onorario e Autore
SANTO 
CALABR
Ò 


A conclusione dell'' Archeotrekking prima di lasciare il Parco delle Rimembranze e Motta San Giovanni per rientrare, ci siamo fermati ad osservare la colonna in granito proveniente dalla Villa Romana rinvenuta nella località comunale di costa, conosciuta con il nome di Lazzaro e ad ascoltare la descrizione di un altro testo storico scritto dallo studioso mottese Saverio VERDUCI, dal titolo: UNA CITTÀ DI MINATORI. La storia dei minatori del comune di Motta San Giovanni. 
Un Archeotrekking con un percorso ricco di storia e di storie quello che si è svolto nel territorio comunale di Motta San Giovanni.

                 
                                
fig. 13 _ Parco delle Rimembranze _ Motta San Giovanni (RC) 
pubblicazione dell' Autore
SAVERIO VERDUCI 


Art. Vincenza Triolo 
fotografie di: 
Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" 

martedì 3 maggio 2016

IL CASTELLO RUFFO DI AMENDOLEA CONDOFURI RC UN BENE CULTURALE DA TUTELARE E VALORIZZARE

fig. 1 _ Castello Ruffo di Amendolea 


Risalendo la strada provinciale parallela alla Fiumara dell’Amendolea, il cui nome nella lingua greca di Calabria era Amendulìa Potamò, in epoca greco - romana navigabile, si arriva all'attuale abitato di Amendolea dove si erge su un impervio costone roccioso a 330 m s. l. m., in posizione strategica è la fortezza medievale conosciuta con il nome di Castello Ruffo di Amendolea, in un luogo importante, in quanto la valle della fiumara dell’Amendolea costituiva in epoca storica il confine tra Locri e Reggio Calabria. Il castello si trova esattamente a nord – ovest del costone roccioso mentre, ai piedi della fortificazione, a sud – est, l’altura è occupata dai monumentali ruderi del borgo di epoca angioina abitato fino all'alluvione del 1953.


fig. 2 _ Ruderi del Borgo antico di Amendolea


Il primo riferimento ad Amendolea è offerto da un diploma in greco della fine dell’XI secolo in cui sono stabiliti i confini tra i feudi di Amendolea e Bova e il territorio a destra del torrente Amendolea viene affidato a Guglielmo, figlio di Framundo che era stato compagno d’armi di Ruggero e Roberto d’Altavilla. La prima fase edificatoria del castello di Amendolea è attribuita con pochi margini di dubbio all’età normanna grazie a un documento del 1198 che ricorda la famiglia dell’Amendolea. Il documento è un testamento di Giovanni Colchebret, signore di Aieta, erede di Riccardo Scullandus; in esso è nominato un Goulielmou tes Amigdalias, cui per disposizione testamentaria gli veniva destinato il feudo di Aieta. In un documento del 20 gennaio 1269 Amendolea ricorre tra le terre del giustizierato di Calabria che contribuivano alle collette; e dal 1269 al 1279 in diplomi di Carlo I d’Angiò è spesso menzionato Guglielmo dell’Amendolea.  Nel 1422 il feudo appartiene alla famiglia del Balzo in particolare a Iacobum de Balcio come si legge nel diploma di Alfonso d’Aragona Pro domina Catharinella de Grimaldis Comitissa Sinopulis (4 settembre) col quale il re stabilisce che il signore dell’Amendolea paghi il debito contratto con la predetta contessa; nel 1459 passa a Berengario Maldà di Cardona cui è assegnato da Ferrante d’Aragona per punire Antonello dell’Amendolea che aveva parteggiato per gli angioini. In età aragonese nel registro delle polizze del sale è citata Lamendolia: l’annotazione relativa al 26 agosto 1457 riguarda Francisco de Alysandro, luogotenente di Renzo d’Afflitto tesoriere del ducato di Calabria.  Questi dati storici testimoniano l’avvenuta formazione di una comunità più ampia, che realizzò l’edificazione del borgo di Amendolea, i cui ruderi ancora oggi, nonostante le varie trasformazioni e ricostruzioni avvenute nei secoli, rivelano nell’impianto e in alcune strutture, la regola dell’arte del costruire di età medievale. 
Il cedolario della provincia di Calabria Ultra del 27 agosto 1490, in riferimento ad Amendolea riporta che il tesoriere regio Battista de Vena dovrà esigere per i diritti di fuochi e per i diritti di sale ‹‹ducatos centum quinquaginta sex››.  Nel 1494 il castello dell’Amendolea è menzionato in due atti di Carlo d’Aragona: il 14 novembre Carlo ordina al tesoriere di Calabria Ultra, Battista de Vena, di provvedere di sei compagni il castello; pochi giorni dopo, il 4 dicembre, invita il medesimo tesoriere a eseguire subito i pagamenti e si meraviglia della resistenza del tesoriere a pagarli tutti, mentre da un momento all’altro gravi avvenimenti potrebbero accadere nel Regno. Dal 1495 Amendolea fu degli Abenavolo fino al 1528 quando Carlo V lo assegnò a Bernardino Martyrano. Pochi anni dopo passò ai Gomez de Sylva; e al 1624 risale la vendita fatta da Ruy Gomez duca di Panstrano a Francesco Ruffo duca della Bagnara. I Ruffo furono feudatari del Castello di Amendolea fino al 1794; e  con l’ordinamento amministrativo disposto dal generale Championnet nel 1799 Amendolia rientrò al pari di Bova in uno dei dieci  Cantoni del Dipartimento della Sagra. Con la legge del 1811, in cui furono istituiti i Comuni, venne considerata villaggio di Condofuri insieme a Gallicianò. La pertinenza al comune di Condofuri venne confermata dall’amministrazione borbonica nel 1816. 

fig. 3 _ Borgo Medievale di Amendolea

Dalle quattro campagne di ricerca archeologica volte a coniugare la conoscenza del sito-monumento con il suo recupero e valorizzazione, organizzate dal Dipartimento PAU (Patrimonio architettonico e urbanistico), Corso di Laurea in Storia e Conservazione dei Beni Architettonici e Ambientali (Ex Facoltà di Architettura - Università Mediterranea di Reggio Calabria), e dal Dipartimento di studio delle componenti culturali del territorio della Seconda Università di Napoli e la Soprintendenza Archeologica della Calabria,  fra il 2000 e il 2003, è emerso che il castello venne costruito alla fine dell’XI secolo, quando  i primi feudatari normanni costruirono la magna turris d’impianto quadrangolare, direttamente sul banco roccioso, con una muratura costituita da due paramenti, spessi circa 3 m,  in grossi conci di scisto disposti in modo irregolare e da un riempimento a scaglie di pietre e malta. A causa di un evento sismico, tali muri furono utilizzati intorno alla fine del XII - prima metà del XIII secolo come base per la costruzione di un nuovo e più elegante donjon, realizzato con una tecnica già impiegata in alcuni edifici di culto greco-normanni di Calabria e Sicilia, basata sull'alternanza di conci di scisto di medie e piccole dimensioni e laterizi, disposti in modo irregolare, e cantonali caratterizzati dall'alternanza regolare di blocchi di scisto, mattoni di dimensioni 23 x 40 cm e pietra lavica.  Per il suo impianto quadrangolare questa struttura ricorda il donjon di Sant’Angelo dei Lombardi di XII-XIII secolo.

fig. 4 _ Donjon _ Prospetto esterno del muro

Alla  fine dell’ XI e inizi del XII secolo risalgono le murature di recinzione presenti sul versante nord – est che sarebbero state reimpiegate nella costruzione del grande ambiente di forma rettangolare di seconda fase costruttiva.  Tra fine XI e metà XII vennero inoltre realizzate le strutture della torre-cappella, che fu il primo luogo di culto costruito nel castello normanno. La chiesetta, situata al secondo livello, era in origine formata da un unico ambiente di m 8,00 x 8,70, con abside centrale orientata e panche laterali realizzate in muratura. L’ingresso era localizzato sul lato meridionale, per esigenze funzionali e nel rispetto della tradizione bizantina. All’età normanna risalgono anche le murature della recinzione della stessa epoca del tratto perimetrale a ovest dell’ambiente sulla prima cisterna. Tra la fine del XII e la seconda metà del XIII secolo è edificato il Palacium Castri; vengono così realizzati l’aula finestrata, le finestre del piano inferiore, le finestre del piano superiore sul lato ovest ed est,  la porta di accesso sul lato ovest con stipite sinistro, i fori  per l’alloggio delle travi del solaio, i muri centrali di sostegno relativi alla copertura dell’ambiente e il battuto.


fig. 5 _ Palacium Castri 

La torre-cappella palatina e la torre-mastio, unitamente al muro con finestre arciere e a una piccola cisterna costituiscono l’originario nucleo normanno del castello. Al primo vi è una cisterna, mentre al secondo la cappella palatina, una piccola chiesa a navata unica mono – absidata,  il cui arco absidale è caratterizzato da conci di calcarenite e pietra vulcanica, di cui l’alternanza cromatica conferiva eleganza; e al terzo era un ambiente ad uso abitativo. Le scelte decorative e architettoniche della cappella palatina con gli antichi affreschi dove è stata riconosciuta la figura di un leone, evidenziano i legami esistenti con la Sicilia e in particolare i saldi rapporti tra i signori dell’Amendolea e la corte palermitana di Ruggero II. La costruzione del palacium castri determina una diversa destinazione funzionale dell’area; infatti, all’aspetto difensivo viene associato quello residenziale. Il palazzo, articolato su due piani, come documenta la presenza dei numerosi fori per le travi del solaio, si presentava con il piano inferiore che riceveva luce dalle finestre strombate presenti nel muro occidentale; quello superiore era, invece, caratterizzato da ampie finestre con arco a tutto sesto, che mostrano analogie tipologiche e costruttive con l’originaria porta di accesso alla magna turris e presentava due sedili contrapposti che ne evidenziano la molteplice funzionalità; il muro orientale, al di sopra del solaio di copertura, era coronato da merli; e si configura come una grande sala residenziale o di rappresentanza, direttamente collegata all’attigua cappella costruita a metà del XII secolo, tramite una corta scaletta. Anche questa struttura subisce innumerevoli cambiamenti tra la seconda metà del XIII e gli inizi del XIV secolo; in questo periodo si ha la realizzazione di sopraelevazioni, la sistemazione dell’area d’accesso al castello e  modifiche alla torre – mastio di carattere più residenziale.  La struttura difensiva d’impianto poligonale che delimita il castello sul lato occidentale è stata realizzata tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV, si tratta di un’architettura militare in trasformazione per via dell’impiego delle prime armi da fuoco. Nella campagna di scavo condotta fra il 2001 e il 2002 è stato individuato un ambiente con una struttura per la lavorazione del ferro, abbandonata entro il XV secolo, qui sono stati ritrovati manufatti metallici che potrebbero essere stati prodotti nella forgia dell’ambiente in rapporto alle esigenze della vita quotidiana degli abitanti di questo luogo. Tra il XV e il XVIII secolo, i cambiamenti riguardarono soprattutto la zona d’accesso al castello, furono costruiti tre ambienti riutilizzando in parte muri riferibili sia alla recinzione difensiva di età normanna sia a quella di età sveva, nonché strutture di età angioina; ed è proprio in quest’arco temporale che si registrano nuove modifiche alla torre mastio, con la realizzazione di un nuovo solaio e l’apertura di una porta a un livello inferiore; l’abbandono di molte altre aree del castello, alcune delle quali utilizzati come immondezzai; il restauro della grande cisterna, evidenziato dalla costruzione di un muro di rinforzo e dalla graffitura sul nuovo strato d’intonaco di uno stemma di “ambito” aragonese; la costruzione del grande recinto settentrionale e del sottostante fossato scavato nella roccia.

fig. 6 _ Castello Ruffo di Amendolea lato verso la via pubblica

Il Castello con il borgo dell’Amendolea furono abbandonati in seguito ai  disastrosi terremoti del 1783 e del 1908. I sismi causarono il crollo di molti edifici della fortificazione e una profonda spaccatura degli strati geologici. (*)  


ARTICOLO DI:VINCENZA TRIOLO




Secondo gli studi e i rilievi del Geologo Prof. G. Mandaglio si apprende che il centro è collocato sulla sommità di un rilievo collinare dalle pendici fortemente incise e ripidissime, in posizione strategicamente e morfologicamente rilevante con ampia possibilità di osservazione fino alla costa e al mare aperto. Questa peculiarità deriva dalla natura e consistenza delle rocce che, essendo costituite soprattutto da gneis occhiadini e subordinatamente da scisti biotitici, sono in grado di resistere agli agenti di degradazione dando origine ad ardite forme di paesaggio. Sulla struttura geomorfica del rilievo giocano un ruolo rilevante la Fiumara Amendolea, che incide la pendice settentrionale e ne erode il piede, e il vallone che solca e incide il versante meridionale. Due faglie sub - parallele, a direzione nord - est sud - ovest, ne scalettano il pendio trasversale e, tra la Torre del Castello e la chiesa di S. Sebastiano, la più interna delle due genera una struttura in corrispondenza di notevole interesse geosismico. Un fenomeno di scivolamento planare, originato dallo scalzamento esercitato dal vallone in un'area in cui la fessurazione delle rocce predispone al dissesto, attraversa longitudinalmente il castello. L'instabilità è piuttosto frequente in tutto l'abitato e le pericolosità geomorfologiche sono evidenti sui fronti esterni del rilievo. Le pietre presenti nelle murature appartengono ai litotipi affioranti in situ e cioè gneiss occhiadini, scisti e gneiss biotitici, sul lato sud-orientale del castello sono stati osservati elementi decorativi di natura basaltica che non appartengono alle rocce della Calabria. Le pietre sono appena sbozzate, raramente squadrate, e ciò è dovuto all'elevata resistenza meccanica delle rocce d'origine. Le pietre, fortemente scistose, tendono a sfaldarsi e l'elevata quantità di minerali alterabili facilita il degrado.(1) 


L'analisi geologica di G. Mandaglio e il continuo monitoraggio effettuato in un determinato periodo anche dal Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" di Condofuri, evidenziano come i ruderi del borgo antico e il Castello Ruffo, per essere preservati nel tempo per le generazioni future, abbiano bisogno di opere d'interventi di consolidamento, restauro e recupero oltre che essere messi in sicurezza e compiere sugli stessi una continua manutenzione programmata. 

Il Castello Ruffo di Amendolea di Condofuri dal 2015 è entrato a far parte del Catalogo Generale dei Beni Culturali del MiBACT ad opera della Soprintendenza delle Belle Arti e del Paesaggio della Calabria, catalogatore Vincenza Triolo (Conservatore dei Beni Architettonici ed Ambientali). 


FONTI: 
(*) V. TRIOLO, Il Castello Ruffo di Amendolea,  in RIVISTA CESAR online  _ Cultura, Evoluzione, Storia, Archeologia, Arte e Ricerca, N.3 A. 2015 , Edizioni Cesar GIOA TAURO, pp. 1-3. 
Rivista consultabile al seguente link: https://issuu.com/rivistacesar/docs/giugno
(1) G. MANDAGLIO, Caratteristiche geologiche dell'Area, in Quaderni del Dipartimento PAU, Area Grecanica. Codice di Pratica per la conservazione degli insediamenti storici, a cura di V. CERADINI, Anno XII, 23 - 24, Gangemi Editore, Roma 2003, p.60.  


FONTI ICONOGRAFICHE: 
FIGG. 1 - 6© Vincenza Triolo anno di scatto 2015 

BIBLIOGRAFIA CONDIVISA PER APPROFONDIRE 
  • MANDAGLIO G. 1994, Analisi fisico-territoriale del bacino dell’Amendolea finalizzata al recupero geostatico della rupe e del castello, «Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico ed Urbanistico», 7, pp. 97-108.
  • MARESCA COMPAGNA  A. 1982, I Registri della Cancelleria Angioina, Napoli, Accademia Pontaniana, vol. XXXII.
  • MARTORANO F. 1991, Il castello di Amendolea. Storia ed architettura dall’XI al XVII secolo, «Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico ed Urbanistico», I, 2, pp. 38-45. MARTORANO F. 1996, Note architettoniche sui castelli di Amendolea e Bova, in MARTORANO F., Chiese e castelli medioevali in Calabria, Soveria Mannelli, pp. 127-146.
  • MAZZOLENI B. 1967, Fonti Aragonesi, Napoli, Accademia Pontaniana, V. MAZZOLENI J. 1944-46, Gli apprestamenti difensivi dei Castelli di Calabria Ultra alla fine del Regno Aragonese (1494-1495), (Estratto dall’Archivio Stor. Nap. N. S. vol. XXX), Napoli.
  • MILELLA O. 1994, Il borgo fortificato di Amendolea, «Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico ed Urbanistico», 7, pp. 91-96.
  • PELLICANO CASTAGNA M. 1984, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, I, Chiaravalle.  
  • ROTILI M., CALABRIA C., CUTERI F.A. 2001, Ricerche archeologiche nel castello di Amendolea a Condofuri (Reggio Calabria). Testimonianze della civiltà materiale, «Rendiconti dell’Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti in Napoli», LXX, pp. 11-95.
  • TOMASZEWSKI A. 1994, L’analisi delle murature del castello, «Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico ed Urbanistico», 7, pp. 83-90.
  • VALENTE G. 1973, Dizionario dei luoghi della Calabria, II, Chiaravalle Centrale.
  • VALTIERI S. 1994, Uno stage al castello dell’Amendolea. Un’esperienza didattica del Corso di Laurea in “Storia e conservazione”, «Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico ed Urbanistico», 7, pp. 81-82.


lunedì 2 maggio 2016

SABATO 7 MAGGIO 2016 ARCHEOTREKKING: Sui sentieri delle Chiesette Bizantine di Santo Niceto

Carta Percorso Archeotrekking 07 MAGGIO 2016

PROGRAMMA

• Ritrovo: ore 09.00 a Condofuri Marina - davanti Ufficio Postale
(per i soci provenienti da Reggio ore 09.30 presso lo svincolo per Motta S.G.);

• Inizio escursione: ore 10.00, (previo trasferimento in macchina in località San Basilio di Motta San Giovanni); 

• Meta dell’escursione: percorso panoramico nell’area dei ruderi delle chiesette bizantine in località Santo Niceto e visita all’omonima fortezza.

• Difficoltà: l’escursione cat. E (turistica), prevede un tempo di percorrenza di circa tre ore.

• Ore 13.00 (circa): a conclusione della visita guidata seguirà una degustazione di prodotti tipici locali (al costo di 10.00 Euro) a cura del punto ristoro del luogo.
PER IL PRANZO E' RICHIESTO OBBLIGATORIAMENTE PRENOTARSI ENTRO VENERDI' 06/05/2016 ALLE ORE 16.00 AI SEGUENTI NUMERI:
Francesco MANGLAVITI 3387628710 
Vincenza TRIOLO 3407396728
Domenico TRAMONTANA 
GRUPPO ARCHEOLOGICO "VALLE DELL'AMENDOLEA" 


• Ore 17.00: Prima di rientrare sarà visitato il PARCO DELLE RIMEMBRANZE nel centro storico Motta San Giovanni, per conoscere e scoprire la storia di grandi lavoratori, che hanno segnato lo sviluppo socio-economico del territorio comunale con la presenza dell'ASSOCIAZIONE MINATORI MOTTESI.

• Il rientro è previsto in serata.


(*) PER L'ARCHEOTREKKING si consigliano:

1. Scarpe, abbigliamento e attrezzature da trekking;
2. cappello;
3. K - Way; 
4. scorta di acqua potabile.



N.B. = Ogni componente della comitiva partecipa a titolo volontario e sotto la propria responsabilità, sollevando l’organizzazione da qualsiasi danno o incidente che si potrebbero verificare durante l’Archeotrekking.








Con Il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" saranno presenti anche i Compagni di EQUOSUD (Auto Produzioni Equo Solidali) per condividere un altro momento alla riscoperta dei tesori della nostra terra. 


PERCORSO

Percorrendo in parte l'antico sentiero  PIETRA DELLA MOLA - PATERRITI si possono ammirare i ruderi di chiesette bizantine, di particolare interesse storico ed archeologico con la Fortificazione di Santo Niceto di origine bizantina costruita nella prima metà dell'XI secolo sulla cima di un'altura rocciosa in posizione strategica a controllo dei percorsi di navigazione e dello Stretto di Messina, oltre che dei sentieri e delle colline circostanti. La Fortificazione di Santo Niceto rappresenta uno dei pochi esempi di architettura alto medievale calabrese, che dopo cinque secoli di abbandono è stata restaurata e recuperata grazie a due campagne d’intervento di recupero e restauro: la prima avviata nel 2002 e la seconda nel 2004.

(*) Si consigliano:
1. scarpe e abbigliamento da trekking;
2. cappello; 
3. K- Way per la pioggia; 
3. scorta di acqua potabile.


RIENTRO: previsto nel pomeriggio.
DIFFICOLTÀ: cat. E (turistica), prevede un tempo di percorrenza di circa tre ore.


NOTE:

La Fortificazione di Santo Niceto presente anche nella
Guida Touring Club Italiano del 2014 

Il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea"  nelle note sottolinea l'importanza dei Beni Culturali che si avrà l'opportunità di conoscere e riscoprire, riconosciuti anche dal Touring Club Italiano. Nel 2014 la Fortificazione di Santo Niceto entra a far parte di un'importante guida nazionale dal titolo: Tesoro d'Italia. Il patrimonio negato, stampata nel 2014 dal Touring Club Italiano. Nella guida alle pp. 224 - 227 un bell'articolo dell'Arch. Prof. Francesca Martorano, che riportiamo in parte di seguito per conoscenza e divulgazione culturale. 

LA FORTIFICAZIONE DI SANTO NICETO 
Contributo di Francesca Martorano 
in Guida Touring Club Italiano
 Tesoro d'Italia. Il patrimonio negato

<< Posta sul cono sommitale di una delle tante collinette che si susseguono a sud di Reggio Calabria, la fortificazione tardo - bizantina di Santo Niceto è quasi invisibile dal litorale. Visitarla rende immediatamente comprensibile il motivo che indusse gli amministratori dell'impero d'Oriente a costruirla alla fine del loro dominio nell'estremo lembo della Calabria. Il luogo prescelto costituiva una posizione strategica importante, a controllo non tanto dei percorsi terrestri quanto di quella via marittima che è lo Stretto. Da quel punto, infatti, con una veduta straordinaria, lo si domina, dal suo imbocco a sud (taormina - Capo d'Armi) fino a Reggio. Resta visibile anche il porto di Messina. Lo stretto, tra il X secolo e la prima metà dell'XI, rappresentò il confine tra due mondi, la Sicilia in mano agli emiri saraceni e la Calabria, provincia dell'impero costantinopolitano... 

... La fortificazione ha un'unica porta d'ingresso, resa imponente da due torri quadrate , impiantate direttamente sulla roccia, che costituisce il piano fondale delle strutture. la soluzione architettonica è semplice, ma attribuisce un elevato effetto monumentale alla cinta muraria che, con andamento irregolare, circonda la collina. I muri di spessore esiguo e costante in tutto il perimetro, sono posti alla sommità del pendio, in modo da sfruttare al massimo l'elemento naturale ai fini difensivi... 

... Si tratta di un sistema "integrato" che associa la difesa architettonica alla difesa orografica, utilizzato dai bizantini più o meno contemporaneamente in varie province dell'impero...

... Tali cinte avevano il doppio compito di costruire una base militare e nello stesso tempo di offrire un rifugio alla popolazione del territorio agricolo o delle città, qualora fossero ubicate in prossimità di esse. Santo Niceto, tra le fortificazioni bizantine italiane, è quella che conserva la maggiore monumentalità e numero di edifici interni... 

... L'abbandono inizio nella seconda metà del Quattrocento quando ... perse il suo valore difensivo. Nel 1605 il "Casale, seu castello ciamato Santonucito>> è dichiarato inabitato. I ruderi di quattro chiesette sottostanti alla fortificazione, di cui due conservano ancora tracce di affreschi, è quanto resta del piccolo abitato, sorto probabilmente dopo la realizzazione della cinta... >> 


Fortificazione di Santo Niceto

La Spiritualità Bizantina dei luoghi è stata studiata per molti anni dal Prof. Domenico MINUTO come i ruderi delle chiesette bizantine sottostanti la fortificazione, quest'ultime descritte in alcune sue pubblicazioni. Il Prof. MINUTO iniziò lo studio delle chiese di tradizione bizantina circa cinquant'anni fa per la stesura di Ricordi basiliani tra Reggio e Locri (in << Studi per il 150° anno scolastico del Liceo Ginnasio <<Tommaso Campanella>> di Reggio Calabria 1964) e possiamo dire che ha portato avanti negli anni continui studi e rilievi alcuni dei quali fatti anche di recente. 
La datazione delle chiesette di Santo Niceto, che si andranno a visitare, attribuita sulla base dell'analisi tipologica e strutturale, copre un arco cronologico che va dal IX al XIV secolo.

Nel pomeriggio durante la visita al Parco delle Rimembranze dedicato ai minatori mottesi sarà presente con il Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea e l'Associazione Minatori Mottesi l'autore del volume "Una città di minatori - la storia dei minatori del Comune di Motta San Giovanni", SAVERIO VERDUCI, che ci racconterà del suo lavoro di ricerca racchiuso all'interno dell'opera edito Disoblio Edizioni.



L'ASSOCIAZIONE MINATORI MOTTESI che ci accompagnerà nella visita del Parco delle Rimembranze, monumento storico, dedicato alla commemorazione dei caduti sul lavoro è un'associazione che opera nel territorio del comune di Motta San Giovanni con iniziative ed attività culturali al fine di "commemorare per non dimenticare" tutti coloro che hanno sacrificato la vita nelle miniere e in galleria. Sarà l'occasione per avere anche l'opportunità di conoscere minatori ancora in vita che racconteranno la loro esperienza vissuta.



Al Parco delle Rimembranze si ammirerà anche l'esposizione della collezione di Fotografie storiche che ritraggono i minatori mottesi a lavoro di seguito pubblichiamo una delle tante che si visioneranno. 
LA FOTO RITRAE IL MINATORE MELITO CARMELO di Motta San Giovanni, classe 1917 (secondo da dx) in compagnia di alcuni soci ed è stata scattata il 19.05.1955 a MARATEA (PZ).

Foto proveniente dalla Galleria Fotografica Associazione Minatori Mottesi

Compagni di viaggio del Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea" e di Equosud, preparatevi a percorrere un itinerario storico che ha segnato il territorio Comunale di Motta San Giovanni dai Sentieri delle Chiesette Bizantine di Santo Niceto per finire al luogo storico a ricordo di uomini, che per lavoro sono stati costretti a migrare lasciando la propria terra natia, le loro case con terre coltivate e famiglie!