PALIZZI ... è tempo di vendemmia!
PROGRAMMA
- Ore 09.00 presso SS 106 (area parcheggio antistante lo svincolo per San Carlo - Condofuri Superiore): raduno;
- Ore 09.15 presso SS 106 (area parcheggio antistante lo svincolo per San Carlo - Condofuri Superiore): partenza;
- Ore 10.00 (circa) Palizzi Superiore: arrivo sosta e parcheggio autovetture nelle vicinanze dell’antico borgo;
PERCORSO
Dopo l’arrivo nel borgo antico di Palizzi Superiore inizierà un’escursione
che porterà fino ad alcuni vigneti dell’entroterra del suo territorio comunale,
qui si potrà assistere e partecipare all'antica pratica della Vendemmia.
DIFFICOLTÀ ESCURSIONE: cat. E
TEMPO DI PERCORRENZA: 3 ore circa
ATTIVITÀ CULTURALE: all'arrivo presso i
vigneti si visiteranno e sarà esposto un excursus storico sulla pratica della
vendemmia che sarà eseguita, al termine per tutti i partecipanti ci sarà la
degustazione di prodotti tipici locali e del classico IGT rosso di Palizzi. Il
rientro è previsto nel pomeriggio.
(*) Si consigliano:
1.
Scarpe e abbigliamento da trekking
2.
Cappello
4.
K-Way per la pioggia
3.
Scorta di acqua potabile
NOTE STORICHE
I Greci sbarcarono in
Calabria nell’VIII secolo a. c. per colonizzare le nostre terre assegnando
alle popolazioni indigene il nome di Enotria perché qui trovarono molto diffusa
la coltivazione della vite e la produzione del vino. Infatti, l’esistenza e la
coltivazione della vite nella Magna Grecia risale a 1.500 anni prima della
venuta di Cristo. I Greci portarono altre varietà che furono incrociate con
quelle autoctone; proprio qui sono state rese domestiche le viti selvatiche ed
innestate con quelle orientali. La Calabria diviene vivaio di produzione, zona
di acclimatazione e punto di passaggio obbligato per la diffusione
della coltura della vite nell'Europa occidentale e nel mondo.
Innumerevoli sono le testimonianze che avvalorano queste tesi, tra le
altre il ritrovamento di antichi palmenti, alcuni dei quali risalenti al
periodo pre-ellenico, rinvenuti nel territorio del comune di Locri e
nell’entroterra lamentino. La Calabria vanta il maggior numero di varietà
autoctone, tanto è vero che a tutt’oggi ne sono state raccolte e catalogate
circa 150. Tutto ciò testimonia non solo le antiche origini della nostra
viticoltura ma i fasti di un territorio che per cultura viticola non aveva
nell’antichità uguali in Italia. Si racconta che, nel V secolo a.c., l’istmo
tra i golfi di Squillace e S. Eufemia fu chiamato Italìa, il nome sarebbe
derivato da quello del principe Enotrio: Italo, che avrebbe dominato l’estremo
sud della penisola. Da allora non si è mai smesso di fare vino in questo
territorio. Fino all’Ottocento i vini calabresi trovarono vasto mercato in
Francia, dove erano utilizzati per dare corpo e struttura ai rossi
d’Oltralpe. Spetta però ai monaci basiliani il merito di avere operato una
diffusione capillare in tutto il territorio con l’introduzione di nuovi vitigni
e tecniche intensive di produzione. Furono dunque questi religiosi che diedero
vita ad una grande trasformazione nelle colture agricole del tempo in quanto
destinarono a vigneti (ed uliveti) immense estensioni di terreno. Dal medioevo
Normanno e Angioino che esistono rapporti enologici con la Francia, infatti, il
nostro termine dialettale “racina” è sicuramente connesso al francese
racine. Negli ultimi decenni la coltivazione della vite in Calabria ha subito
una notevole riduzione quantitativa, infatti, da una superficie di circa 38.000
Ha del 1982 si è arrivati ai circa 13.000 Ha di oggi. Come conseguenza di ciò
la produzione vinicola, dagli oltre 3.000.000 di ettolitri del 1982, si
attesta oggi intorno ad 1.000.000 di ettolitri. Di contro, nello stesso
periodo, si è potuto assistere ad una interessantissima crescita qualitativa:
della materia prima, delle aziende e del loro prodotto finito. Si sono
imposte nel mercato cantine con forte tradizione, alla quale hanno saputo unire
slancio e lungimiranza, sia quelle pronte a conquistare nuovi consumatori e a
seguire le evoluzioni del settore producendo vini con spiccata personalità ed
in linea con le esigenze del mercato. Il clima e la variegata orogenesi
permettono a questa regione di offrire uve diverse, dalle colture in riva al
mare a quelle di pianura, per arrivare ai vigneti che si inerpicano a gradoni
sui versanti delle montagne e delle colline. Una diversità di produzioni d’uva
in grado di generare vini dai sapori unici e sublimi. Le varietà attualmente
più coltivate sono: Gaglioppo, Magliocco, Greco Nero,
Nerello, Calabrese, Greco Bianco, Montonico Bianco, Guardavalle e
Pecorello, con esse ed altre varietà si producono 12 vini a Denominazione di
Origine Controllata e 13 ad Indicazione Geografica Tipica. La vendemmia è
una pratica antica, ricca di rituali, che ha sviluppato anche la produzione di
prodotti artigianali utilizzati durante le fasi di lavorazione per la raccolta
dell’uva e la produzione del vino, utensili oggi conservati in musei
etnografici del territorio. Durante la raccolta dell’uva vi era e vi è
tutt’oggi nei nostri vigneti una veste di sacralità: i contadini e i braccianti
agricoli si distribuiscono tra le viti disposte in filari o disordinatamente
con un vociare continuo a volte accompagnato da qualche suono, il tutto
rievocando un grande fiume di emozioni accompagnate dall’ebbrezza della
raccolta con i suoi frutti che ripagano le fatiche e il sudore del duro lavoro
di un’intera annata.